Lingue e identità

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LE LINGUE DOLOMITICHE

Percorrendo i sentieri delle Dolomiti o passeggiando a fondovalle tra le vie e le piazzette all’ombra dei campanili dei caratteristici paesi montani, vi capiterà d’incontrare i custodi di questi incantevoli luoghi e udire le loro conversazioni o ricevere un cordiale saluto che risulterà oscuro, se non del tutto sconosciuto, alle vostre orecchie. Il motivo di tale difficoltà di comprensione è ben presto spiegato.

Gli abitanti delle Dolomiti si esprimono utilizzando idiomi di origini antichissime, che perciò risultano difficilmente comprensibili ad un turista, in quanto le loro caratteristiche morfo-sintattiche si discostano notevolmente da quelle delle lingue più conosciute e maggiormente diffuse al mondo: si tratta delle cosiddette lingue minoritarie.

LA LINGUA GERMANICA E LADINA

Nella parte centro-orientale dell’arco alpino sono presenti due ceppi linguistici ufficialmente riconosciuti: la lingua germanica parlata a Sappada, Sauris e Timau (UD) e la lingua ladina parlata nelle vallate attorno al gruppo montuoso del Sella (TN e BZ), in 37 comuni dell’alta provincia di Belluno e nel Friuli. Le tre comunità di matrice linguistica tedesca hanno avuto origine da diverse ondate migratorie di minatori tirolesi, che a partire dall’anno 1000 si sono insediati colonizzando i paesi al di qua delle Alpi. Il ladino deriva invece dal connubio tra il latino “volgare” dei soldati romani e gli idiomi parlati dalle popolazioni noriche e retiche delle rispettive provincie romane, che comprendevano i territori alpini e subalpini a ridosso della Germania e dell’Italia nell’arco alpino centro-orientale tra Svizzera ed Austria , rifugiatesi nelle vallate delle Alpi orientali a partire dal V secolo.

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TRADIZIONI E RICORRENZE

L’intero territorio delle Dolomiti esprime queste sue origini attraverso la lingua delle sue genti, che compare evidente a testimonianza dell’antica storia di questi popoli nei nomi dei luoghi, che pur se non intellegibili a prima vista, evocano certo un passato lontano.

Alla lettura del paesaggio, attraverso l’architettura delle tipiche costruzioni rurali, i “tabià”, che punteggiano gli immensi prati verdi, si evidenzia un’antica abilità nell’utilizzo dei materiali, quali il legno, elemento principe che sapientemente lavorato dalle mani di questi uomini, regala opere di alto valore artistico e caratteristico, quali i “volti” delle maschere dei carnevali più antichi e maggiormente distintivi di queste popolazioni.

Le tradizionali ricorrenze religiose, le feste folkloristiche in cui si possono ammirare uomini e donne in abiti tradizionali, abbinate ai sapori di una cucina povera ma ricca di sapori, in aggiunta al patrimonio culturale e linguistico di queste vallate, fanno delle Dolomiti uno dei territori più suggestivi della terra.

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